case a Castel di Sangro verso la Neviera
Case a Castel di Sangro verso la Neviera, olio su tavola, cm. 9 x 14, L’Aquila, collezione privata
È parso opportuno integrare la denominazione Case a Castel di Sangro, sotto cui questa piccola tavola è divenuta già nota, con la suppletiva indicazione della loro ubicazione verso la Neviera, la località volta a settentrione della stessa altura intorno alla quale, ai piedi dell’antica arce con gli ultimi resti ancora svettanti, si sviluppava l’estrema periferia del paese natale del pittore e che prendeva nome dalla presenza di un ampio e profondo pozzo asciutto che d’inverno veniva riempito della neve da conservare per la stagione calda. La piccola opera deve gran parte della sua efficacia lirica al modo seguito nel rappresentarvi, in una sorta di controluce, le poche abitazioni da cui è sormontata l’altura, ponendo in felice contrasto la calda luce solare da cui sono inondate le facciate orientate verso levante, grazie al ben rimarcato contrasto con le ombre in cui sono immerse le pareti volte a settentrione. Una diversa efficacia anche sul piano contenutistico emerge dall’estendersi verso il primo piano del solitario e deserto declivio, dell’arida e sbrecciata estensione semi inaridita, che, per quanto ricoperta dal prato bruciato dalle calure, assume le sembianze quasi desertificate di un largo, sassoso e polveroso percorso sterrato, delimitato dal muricciolo sbrecciato, appena vivificato dalle due figurine in cammino. E’ un risultato che offre la misura dell’energia e della franca immediatezza raggiunta nell’espressione pittorica dal Patini ormai già avanti negli anni. Per altri versi, riportando l’attenzione su queste inadeguate abitazioni e magistralmente immergendole nell’essenziale ed eloquente contrappunto dell’assolata natura circostante, il pittore intese proseguire nella indagine intrapresa sulle fatiche e sulla difficile esistenza dei più umili e indifesi, ribadendo anche con questa piccola immagine la sua denunzia della ingiustizia sociale.
Testo di Cosimo Savastano a cura di Raffaella Dell'Erede