la famiglia patrizia del mio paese
La famiglia patrizia del mio paese, olio su tela, cm. 33 x 44, Castel di Sangro, collezioni d’arte della Banca Popolare dell’Adriatico – San Paolo
Dal punto di vista tematico, il dipinto può essere accostato ai Notabili del mio paese, la più nota tela presentata nel 1878 e trafugata durate il secondo conflitto mondiale nella quale Patini raffigurò alcuni esponenti della borghesia e piccola nobiltà locale raccolti dinanzi ad una sua tela, posta sul cavalletto al centro di uno dei loro agiati salotti, passandoli in rassegna con una ironia divertita e pungente che anticipa il senso di certe memorabili pagine del Mastro don Gesualdo del Verga, il quale probabilmente dovette anche al Patini qualche suggerimento dal punto di vista ispirativo, ove si considerino certe affinità riscontrabili, ad esempio, in alcune sue pagine e L’erede che venne esposto con non comune successo a Milano proprio mentre egli ancora si trovava in quella città. Anche per non ingenerare confusioni con l’altra opera, la denominazione del quadro in esame è stata trasformata in La famiglia patrizia del mio paese da Le notabili del mio paese, sotto la quale era noto mentre era presente nella aquilana raccolta Dragonetti, in cui era entrato per volontà dell’autore. A farla ritenere elaborata in epoca alquanto precedente rispetto ai Notabili del mio paese, sono innanzitutto i caratteri dell’orditura pittorica, decisamente raccordabile all’esperienza fiorentina da lui più intensamente ed assiduamente vissuta fra il 1869 ed il 1871, proprio mentre Odoardo Borrani e Silvestro Lega andavano maturando e definendo il modo di rappresentare gli ambienti seguendo criteri che consentivano loro di approfondire il problema connesso ai rapporti fra luce ed ombra. E’ probabile, inoltre, che Patini avesse avuto modo di vedere e di tenere a mente, al momento di affrontare questa prova, anche La donna che cuce (Bari, Pinacoteca Provinciale) del suo amico Gioacchino Toma.
Testo di Cosimo Savastano a cura di Raffaella Dell'Erede